19 aprile 2014: Bach? Un controriformista, per Paolo Isotta

Oggi sul “Corriere della Sera”, Paolo Isotta sotto il titolo Il luterano Bach? Un controriformista, scrive: “La traduzione figuralista ed espressiva del testo, il suo commento e la sua meditazione, fanno di Bach uno dei casi di volontà di potenza massimi avutisi nella storia delle arti: egli del Vangelo prende possesso nel modo più violento e radicale. Il fatto che su di esso edifichi monumenti d’arte, laddove il Luteranesimo vorrebbe che l’arte del Vangelo fosse non più che una voce impersonale, rende Bach un enorme artista controriformista: per luterano che fosse egli è un parallelo di Bernini e Borromini”(p. 45).
Non condivido queste parole di Paolo Isotta. Per me la Passione secondo s. Matteo di Bach è una stupenda trasposizione in musica e canto  della predica di Lutero per il Venerdì Santo (Scritti religiosi, Torino, Utet, 1967, pp. 575-584), piena di pathos, di vigore morale, di profondo senso spirituale della vita e della morte: un testo che unisce intelligenza e sentimento, teologia e cuore, gioia e dolore, come è tutto Lutero. E la musica religiosa di Bach è una meditazione del Vangelo sicuramente condotta, come scrive Isotta, in “modo violento e radicale”. Ma questo è il modo col quale Lutero ha insegnato a leggere il Vangelo, non più come una storia edificante farcita di buoni precetti morali, ma parola di Dio viva, radicale, energica, più tagliente di una spada a doppio taglio, parola “scritta per me”, che interpella personalmente e direttamente l’individuo senza alcuna altra mediazione che non sia quella dell’illuminazione dello Spirito. Lutero mira a stabilire un forte legame di risonanze interiori, un’intima corrispondenza di pensieri e di emozioni tra testo e lettori. E saranno nel tempo lettori non solo del Vangelo ma di qualsiasi altro testo.