6 agosto 2014: Al Rifugio Chabod, Gran Paradiso

In questa bizzarra estate, che alterna una giornata di sole a due di pioggia, approfittiamo di due belle giornate di seguito per salire al Rifugio Chabod in Valsavarenche (Valle d’Aosta), m. 2750, situato sul versante nord-ovest del Gran Paradiso, nel cuore dell’omonimo Parco Nazionale. Al Rifugio la vista spazia su uno dei più spettacolari ed emozionanti scenari delle nostre Alpi, un susseguirsi di vette, rocce e ghiacciai da cui precipitano torrenti fragorosi e spumeggianti; tutt’intorno i colori accesi di una fioritura varia, splendida nella fulgida luce del sole. Chi ama l’alta montagna, dove lo spirito si acquieta, gode e si ritempra, deve una volta salire allo Chabod.
Costruito nel 1966, il Rifugio è intitolato al grande storico valdostano Federico Chabod (1901-1960), che fu docente di Storia Moderna prima all’Università Statale di Milano poi alla Sapienza di Roma; fu autore di opere di storia del Cinquecento che tutti gli studenti universitari della mia generazione hanno obbligatoriamente lette se volevano sostenere esami di storia moderna; fu comandante nel 1944 di formazioni partigiane che tra la Valsavarenche e la val di Cogne operarono per la liberazione d’Italia. Chabod è tra gli storici italiani del Novecento che stimo di più e che leggo sempre volentieri. Forse è anche per questo che son voluto salire al Rifugio che gli è dedicato.
Usciti dall’autostrada ad Aosta Ovest, imboccata la Valsavarenche e percorsa per circa venti chilometri, si giunge al parcheggio in località Pravieux, dove un grande pannello in legno segnala l’avvio della comoda mulattiera che sale a zigzag; con passo regolare si arriva al Rifugio in circa due ore e mezza. Gestito ottimamente da personale giovane, il Rifugio è decoroso, pulito, ben attrezzato. Vi sono docce calde. Il reparto notte, con 133 posti letto, è ordinato e tranquillo. A mezzogiorno si possono gustare piatti tipici valdostani cucinati molto bene; alla sera il menù è fisso, con due primi a scelta, un secondo uguale per tutti, il dolce: tutto buono, a giudizio mio, di mia moglie e di nostra figlia. Eccessive pretese sono qui fuori posto, considerato che siamo ospiti di un rifugio d’alta montagna. La mezza pensione con cena e pernottamento viene a persona € 42 se si dorme nel camerone, € 46 se si dorme nella cameretta di 4/6 letti; solo pernottamento in camerone € 20.
Dal Rifugio si possono fare diverse escursioni. Si può andare in vetta al Gran Paradiso, ma non è affare nostro; comunque è suggestivo avvicinarsi, per sentiero facile e comodo anche se non segnato, al Ghiacciaio di Laveciau, al cospetto di una natura grandiosa; per il sentiero n. 10A si va verso il Ghiacciaio di Gran Neyron sotto la vetta dell’Herbetet; per il sentiero n. 8B si può raggiungere il Rifugio Vittorio Emanuele II, da questo scendere a Pont, e poi per due chilometri di strada ritornare al parcheggio di Pravieux. Rispetto al sentiero fatto nella salita, n. 8, si può scendere dallo Chabod al parcheggio per la variante n. 5A, per la quale abbiamo optato con nostra grande soddisfazione.
Nei rifugi alpini vi è sempre uno scaffaletto, più o meno ben tenuto, con libri sull’ambiente, sulla storia, sulla flora, sulle escursioni della regione. Mi ha fatto piacere vedere che tra i libri disponibili per gli ospiti del Rifugio Chabod vi sono due opere del grande storico cui il Rifugio è dedicato: Storia dell’idea d’Europa, Laterza 1995 (prima edizione 1961); L’Italia contemporanea (1918-1948), Einaudi 1998 (prima edizione 1961). Vi consiglio la lettura, se mai l’avete fatta, di questi due formidabili libri, tanto brevi quanto densi di ottimo contenuto e di considerazioni che troverete di grande attualità. Suggerirei di affiancare a questi due libri un terzo, L’idea di nazione, Laterza 1967, la cui lettura sarebbe da raccomandare in tutte le scuole superiori italiane.