8 gennaio 2014: Lettere di Federico Zeri alla casa editrice Einaudi

Federico Zeri, Lettere alla casa editrice, Torino, Einaudi 2010. Da condividere l’insistenza di Zeri per mantenere il titolo da lui dato al volume La pittura senza tempo di Scipione Gaetano del 1957: i titoli dei saggi non devono promettere più di quello che i saggi contengono.
Il progetto per una Storia della pittura italiana, approccio pragmatico, nessun sproloquio, momenti, scuole, colmare i vuoti, dovrà essere un’opera basata su fatti e non su concetti: «in Italia la Storia dell’Arte è in mano a venditori di fumo», abbondano le «valutazioni estetiche» (colpa dell’idealismo crociano) in senso astratto.
Opere segnalate da Zeri alla casa editrice: Donato Sanminiatelli, Domenico Beccafumi (poi uscita da Bramante nel 1967); Harold Acton, Gli ultimi Medici, uscita da Einaudi nel 1962; Christopher Herold, Amante di un secolo. Madame de Staël, uscirà da Bompiani nel 1961; André Chastel, Arte e umanesimo a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico, uscirà da Einaudi nel 1964 (ma nella lettera del 12 marzo 1960 a Bollati, a proposito di questo libro: «è un mattone erudito … e pieno di sfoggio di dottrina che cerca di nascondere l’assoluta mancanza di senso critico e storico. Per carità non lo pubblicate!»; Linda Nochlin, Realismo, Einaudi 1979 «libro straordinario»; Robert Rosenblum, La pittura moderna…, uscirà solo nel 2006 per 5 Continents «libro eccezionalmente bello e interessante».
Frecciate velenose a Cecchi, Argan, Calvino, Venturi junior (molto criticato Come si comprende la pittura).
Zeri, lettore onnivoro, si fa inviare libri dalla casa editrice, più storia e saggistica che letteratura e arte: «la mia febbre bibliofila sta aumentando, e ripeto la proposta di avere tutti i saggi e i paperbacks che voi pubblicate, ma con uno sconto» (20 settembre 1970)…ma «niente letterati italiani per carità!» (22 gennaio 1971).
Impressioni: scrittura essenziale, nessuna ricercatezza letteraria, antiaccademismo, cose e fatti (primato della filologia, della critica e della storia) nella vita come nel mestiere di storico, giudizi lapidari su opere e persone, ironia: «Vedo che la vostra Libreria, bellissima, in Via Veneto, è divenuta il piedistallo su cui si esibisce G. C. Argan…» (18 gennaio1961 a Bollati).
Le lettere a Bollati più confidenziali di quelle a Giulio Einaudi.