12 gennaio 2014: “La creazione dell’artista” di Luciano Fabro

Visitando la settimana scorsa la mostra di disegni di Luciano Fabro (1936-2007) alla GAMeC di Bergamo, ( http://www.gamec.it/it/mostre/luciano-fabro-disegno-opera ) ho trovato interessante la lettura del breve apologo che l’artista ha posto in esergo al disegno Macchie di Rorschach (La creazione dell’artista), 1975, cm 76 x 56, acrilico su carta a mano Fabriano, collezione privata. L’amica Giovanna Brambilla, responsabile dei Servizi educativi della GAMeC, gentilmente ha ricopiato per me il testo e me l’ha spedito. Lo riporto qui, facendo seguire un commento con le considerazioni che ho fatto dopo aver letto in mostra il testo di Fabro.

Titolo del testo: La creazione dell’artista

L’ottavo giorno Dio riscese sulla terra e vide ch’era noiosa. Prese allora della terra, la impastò a Sua immagine e somiglianza, soffiò in essa la Vita, sorrise e la chiamò artista, complice nella creazione. L’uomo vide tutto questo e, strappata l’erba attorno a sé, cavò della terra, la impastò a sua immagine e somiglianza, soffiò in essa. Ma la terra seccò, divenne arida, andò in polvere. L’uomo prese ancora della terra, la impastò, soffiò in essa; ma la terra seccò, andò in polvere. L’uomo continuò ad impastare la terra finché tutto attorno a lui fu arido.

Commento e parafrasi:

Secondo il racconto della Genesi, il sesto giorno Dio creò l’uomo e la donna, mentre il settimo giorno riposò.
L’ottavo giorno Dio provò noia per quello che vide sulla terra. La noia nasce dalla mancanza di immaginazione, di entusiasmo, di novità, dalla ripetizione di azioni secondo una regolarità meccanica e senza alcun senso.
Bene, Dio si accorse che sulla terra non c’erano immaginazione, entusiasmo e novità. Che fare? Dio scese nuovamente sulla terra. Ne prese una porzione, la impastò a Sua immagine e somiglianza, vi soffiò dentro la Vita, e chiamò questa sua nuova creatura “artista”.
Alla vista di questa sua nuova creatura, Dio sorrise. Non aveva mai sorriso prima, nemmeno quando aveva creato gli splendidi luminari del firmamento. Il sorriso è lampeggiamento lieto «de la dilettazione de l’anima» (Dante, Conv. III, 8, 11-12). L’arte è gaudio. La terra, con la presenza dell’artista, non sarebbe più stata noiosa. L’artista, complice di Dio, sarebbe stato creatore di nuova natura, immaginata, imprevedibile. Luciano Fabro, in una intervista trasmessa in mostra: «Fare arte è fare spazio ad altra natura, arte è nuova natura».
L’uomo vide ciò che Dio aveva fatto, e volle imitarlo. Prese anch’egli un po’ di terra, la impastò a sua immagine e somiglianza, vi soffiò dentro, ma non accadde nulla, la terra seccò, finì in polvere. Tentò più volte, ma sempre invano.
L’arte son sarà mai semplice imitazione, non fiorirà per meccanica ripetizione di gesti e di tecniche, ancorché le più raffinate. Se l’arte fosse solo ripetizione meccanica di tecniche e semplice imitazione, tutto intorno a noi si ridurrebbe a terra incolta e arida, dunque ancora più noiosa.