8 agosto 2014: Flora alpina al Gran Paradiso

Premetto di non essere un cultore della flora alpina, amante sì. Amo tutti i fiori, ma nutro una particolare predilezione per quei teneri, coloratissimi fiori che crescono molto in alto, oltre 2.500 metri. Stimola la mia attrazione già il fatto che per osservare questi fiori devo camminare molto, faticare, salire, per cui l’incontro ha il sapore della conquista, che ha la sua parte in ogni incontro amoroso. Questi fiori poi mi riempiono di stupore e mi commuovono perché con la loro umile bellezza sono l’ultima forma di vita, esile e tenace, ad arrendersi all’alto e gelido regno della materia inerte.
Quando salgo per queste solitarie peregrinazioni, porto con me un prontuario della flora alpina locale, un taccuino per le mie osservazioni, la macchina fotografica. Non perseguo finalità scientifiche, per le quali non ho né la preparazione né le capacità. Muove i miei passi il desiderio di una contemplazione disinteressata. Mi piace poi acquisire, di oggetti amati e contemplati, qualche buona conoscenza, come esercizio di igiene mentale. Di ogni specie osservata ricerco il nome, annoto le condizioni ambientali, la qualità del substrato, l’esposizione, l’altitudine. Al rifugio riordino le osservazioni fatte, servendomi, se è il caso, di libri sulla flora locale che il rifugio mette a disposizione degli ospiti. Ritornato a casa, sciolgo eventuali dubbi di identificazione consultando i due volumi della Flora alpina di Aeschimann-Lauber-Moser-Theurillat, editi da Zanichelli nel 2004, che è tra le opere che tengo più care della mia biblioteca.
E così ieri pomeriggio, dalle 16.00 alle 19.00, ho osservato i fiori di cui riproduco le immagini. Crescono su di un piccolo pianoro, che ho raggiunto in mezz’ora per il sentiero che dal Rifugio Chabod va verso i ghiacciai, costituito da detriti di falda e sfasciume di roccia, posto sotto il Ghiacciaio di Montandayne, con esposizione sud-ovest, 2.900 metri, terreno siliceo e di media umidità.
Da sinistra a destra, scendendo: Silene acaule (Silene acaulis); Nontiscordardimé alpino (Myosotis alpestris, la specie più diffusa sul pianoro, mai vista nelle altre mie escursioni in così ampia fioritura, una vera gioia per gli occhi); Cariofillata delle pietraie (Geum reptans); Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina); Cerastio unifloro (Cerastium uniflorum); Linaria alpina (Linaria alpina); Genziana nivale (Gentiana nivalis: osservata da mia figlia Elena 100 metri più in alto, a 3000 metri); nel Rifugio Chabod la sera del 6 agosto 2014.