30 settembre: Appunti agosto-settembre 2014

Anche l’orgoglio, l’ambizione e la vanità, sempre vituperati come vizi, possono invece svolgere una utile funzione sociale.

6-7 agosto, al Rifugio Federico Chabod, Valsavarenche, Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Iniziata la lettura di Dostoevskij, L’idiota, Newton 2013. Lettura di Racine, Athalie.

Raccogliamo sul Monte Farno bacche di ginepro con cui prepariamo ogni anno un gustoso liquore da sorseggiare dopo cena nelle sere invernali, in bergamasco detto ginepì. In un vaso con chiusura ermetica verso un litro di buona grappa d’uva, aggiungo 200 grammi di bacche e 200 grammi di zucchero, espongo il vaso al sole per venti giorni, ogni tanto muovo il contenuto capovolgendo il vaso, filtro il liquore in bottigliette.

A Cerete Basso (Valle Borlezza, Bergamo), dove ancora sono in funzione due mulini per la macina dei grani e dove un gruppo di volontari si prodiga per la conservazione e la valorizzazione di antiche tradizioni, è stato ricostruito, con rispetto filologico, un pestone da rusca, azionato con ruota idrica. Il pestù, com’era chiamato nel dialetto bergamasco, serviva a triturare mediante pestelli appuntiti la corteccia d’abete, riducendola a rusca. La rusca così ottenuta, contenente tannino, era utilizzata nella concia delle pelli. Non mi sarei mai interessato a un pestone da rusca e non sarei salito a Cerete Basso per vederlo in funzione se non mi fossi imbattuto in questo congegno preindustriale quando studiai il caso dell’eretico Cristino del Botto di Ardesio, inquisito per luteranesimo nel 1547. Cristino era proprietario di un pestone da rusca posto lungo il torrente Rino, a monte del villaggio di Ardesio. Smerciava rusca per la concia delle pelli in varie località dell’Italia settentrionale. Portava rusca fuori paese e portava dentro libri proibiti.

Cesare Segre, Opera critica, a cura di Alberto Conte e Andrea Mirabile, I Meridiani 2014: Leggere i testi del Medioevo, 1990, pp. 169-183.

È un’estate capricciosa, con molte giornate di pioggia; in compenso abbiamo tutti i giorni cieli bellissimi con straordinari effetti di luce per il mutevole e vagante addensarsi e disunirsi delle nuvole. Come è gratificante e confortevole guardare nel corso di una giornata il cielo!

L’amico Simone Facchinetti, meravigliatosi che non l’abbia ancora letto, mi consiglia di Jacob Burckhardt, Il ritratto nella pittura italiana del Rinascimento, edizioni Marsilio.

La nuova chiesa dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo è sintesi felice di suggestioni antiche (paleocristiane più che medievali) e di modernità. Gioioso sentimento di grazia. Vi domina nell’abside il Crocifisso ma spazio, luce, colore sono di mattino pasquale. In questa invenzione iconologica l’artista è stato geniale. Trovo la figura di papa Giovanni XXIII dietro le tre dolenti una sovrapposizione retorica, che guasta la scena realistica. Era indispensabile? Attenti ora a non introdurre, come purtroppo già si vede, in questo spazio dove tutto risponde a un unitario disegno formale tavolini in stile, vasi di fiori, poi arrivano i padri pio, i s. antonio, le candele votive ecc. ecc., e tutto si corrompe.

L’aurora è la cosa più bella che il mondo sensibile possa offrire al nostro spirito.

Tento di scrivere un commento al paragrafo 47 della Critica del Giudizio di Kant. Se mi soddisfa lo pubblicherò sul sito.

Lettura di Thomas Mann, Goethe e Tolstoj, in Mann, Nobiltà dello spirito e altri saggi, a cura di Andrea Landolfi, I Meridiani 1997, pp. 30-156.

L’universo di Kāma. Testi d’amore dell’antica India, a cura di Fabrizia Baldissera, Torino, Einaudi, 2014.

Giovanni Macchia, La letteratura francese, 2 voll., Milano, Mondadori, 2000. Scrittura limpida, salutare. Pagine sostenute da forza interpretativa densa di pensiero e di vita.

Epicuro: «Sforzarci, fino a che siamo in via, che l’ultimo tratto sia migliore del precedente; giunti alla meta, moderatamente rallegrarci» (Opere, Torino, UTET, p. 209).

Per il commento al testo di Charles Clément su Poussin paesaggista leggo Fénelon, Telemaco; Rousseau, Le fantasticherie di un passeggiatore solitario; Kant, Critica del Giudizio; Schelling, La filosofia della natura.

François de Fénelon: «Felici coloro che si divertono istruendosi, e provano diletto nel coltivare il loro spirito con le scienze! […]. Felici coloro che amano leggere, e che non sono, come me, privati di questo bene!» (Le avventure di Telemaco, a cura di G. Marocco, Napoli, Guida [1982], p. 59.

Ulisse rinuncia all’immortalità preferendo ritornare nella sua Itaca. I pensieri, i sentimenti, le illusioni, le delusioni, le speranze che accompagnano questa scelta costituiscono il fondamento di ogni vero umanesimo.

La contemplazione disinteressata (pura) è per Kant lo stato propriamente estetico.

Trascorsa tutta la giornata alla Pinacoteca di Brera, 21 agosto.

Le sagge e previdenti parole che il sommo sacerdote Ioiada rivolge al piccolo Joas che sta per essere incoronato re di Giuda, nell’Atto IV scena 3 dell’Atalia di Racine (1691), per contenuto e finalità sono le stesse parole, altrettanto accorte e severe che il bisavolo Arcesio rivolge a Telemaco in Fénelon, Le avventure di Telemaco, Napoli [1982], pp. 300-302, prima edizione orig. 1699. Intelligenza critica, moralità operosa della letteratura in pieno periodo assolutista. Per Racine l’onore dei re è “fatale”, per Fénelon la sorte dei re è “ingannevole”. Mettere a confronto questi due testi letterari con il commento esegetico, storico-letterale, di Pier Martire Vermigli a 2 Re 11 (la congiura del sommo sacerdote Ioiada contro Atalia), che ho pubblicato su questo mio sito web (Pier Martire Vermigli, docente a Zurigo di Antico Testamento, 1556-1562). Ascoltare l’opera Atalia di Giovanni Simone Mayr (Napoli, San Carlo 1822), il cui libretto si basa su Racine. Stupenda l’ouverture, belli i cori. Ma le parole che Racine mette in bocca al sommo sacerdote Ioiada rivolte al piccolo Joas, come deve agire un re giusto, non ci sono nell’opera di Mayr. Non potevano essere gradite agli orecchi dei Borboni.

Visitata oggi 27 agosto la mostra di Paolo Veronese al Palazzo della Gran Guardia a Verona. Nel pomeriggio visita della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti ora allestita nel Palazzo della Ragione: Hayez, Meditazione, 1851; Lega, La lezione della nonna, 1880; Fattori, Grandi manovre, 1904; Boccioni, Ritratto di Achille Tian, 1907; Casorati, Le bambine, Le vecchie comari 1908, Il tè 1916; piaciuti i due marmi dello scultore veronese Ugo Zannoni (1836-1919, fu allievo di Vincenzo Vela a Brera), Il futuro artista e Studio e lavoro, 1885.

29 agosto: al rifugio Albani in Valle di Scalve, m.1940, versante nord del massiccio della Presolana. Tempo di salita 2 ore e 45 minuti, con una sosta di venti minuti. Piatti buoni, prezzi molto onesti (polenta e arrosto, formaggella di Scalve, crostata di fragole). Nel bosco fioritura di ciclamini, sopra i 1.500 metri la candida parnassia in piccoli gruppi e con individui isolati. Magnifica la vista della parete nord della Presolana.
  

Schopenhauer: «chi non è capace di elevarsi a tanta altezza [della contemplazione pura, ricordare Kant], rimane, con sua vergogna ed umiliazione, condannato al vuoto di una volontà disoccupata, e al tormento della noia. L’attitudine a gustare una bellezza di questa specie, e in genere la facilità maggiore o minore di sopportare od amare la solitudine, è un’eccellente pietra di paragone per misurare il valore intellettuale d’un uomo» (Il mondo come volontà e rappresentazione, Milano, Mondadori, 1997, p. 299 (paragrafo 39). Leggere anche Della solitudine di Montaigne, Saggi, Libro I, cap. 39.

Lettura di Luciano Anceschi, Autonomia ed eteronomia dell’arte, Milano, Garzanti, 1992.

L’appercezione della realtà è sempre il prodotto di due fattori: di quanto è sensibilmente dato agli occhi e dalla attività della nostra mente. Vi è un concorso fisiologico dei sensi e uno spirituale delle nostre condizioni psicologiche e mentali, pensiero, sentimenti, memoria, esperienze, cultura, storia ecc. Il vedere è sempre un atto di cultura.

L’amico Emanuele Fiume, pastore evangelico, mi segnala oggi 2 settembre la presenza nella Biblioteca Herzog August di Wolfenbüttel dell’unica opera in italiano di Girolamo Zanchi: Trattato delle imagini, 1572. Fantastico! Mi ero ripromesso di tradurre in italiano questo testo, finora conosciuto solo nell’originale latino, per il quinto centenario della nascita del grande teologo bergamasco, che cade nel 2016. Ho inoltrato subito alla biblioteca tedesca la richiesta di una copia digitale.

Nei primi giorni di settembre consulto l’archivio della Biblioteca Mai per preparare alcune note sulla direzione di mons. Luigi Chiodi da presentare al Convegno che si tiene sabato 13 settembre. Alterno questa ricerca con altri due lavori: commento al testo di Charles Clément su Poussin paesaggista (1850), che conto di terminare entro settembre; commento al paragrafo 47 della Critica del Giudizio di Kant; tengo inoltre questo Diario. Alternis facilis labor.

Lettura di Antoine Compagnon, Un été avec Montaigne, Éditions des Équateurs, 2013.

Dal 7 al 10 settembre in Val Pusteria, Hotel Panorama di Kiens, escursioni al Lago di Boé in Alta Badia e al Rifugio Kasseler in Val Aurina.

Si è tenuto oggi 13 settembre nella sala Alabastro del Centro Congressi Giovanni XXIII in Bergamo il convegno sulla figura di mons. Luigi Chiodi nel contesto ecclesiale e culturale del Novecento. Ho tenuto anch’io una relazione sul tema: Luigi Chiodi, direttore della Biblioteca Civica A. Mai (1957-1978). All’ultimo minuto ho deciso di parlare a braccio e di non leggere il testo che avevo preparato. Errore. Sono stato confuso e ho trascurate cose che andavano dette.

Il 18 settembre si apre a Palazzo Reale a Milano la mostra di Giovanni Segantini. Da non perdere.

Ci sentiamo vincolati dall’opinione che gli altri hanno di noi, ed è difficile liberarci: è una forma sottile di schiavitù.

Oggi, 16 settembre, ho visitato la Biblioteca della Fondazione Federico Zeri a Bologna, che si trova in Piazzetta Giorgio Morandi nell’ex complesso conventuale di Santa Cristina. Ho consultato cataloghi, opere e saggi su Nicolas Poussin. Catalogo in linea, libri a scaffale aperto, ordinamento esemplare e decoroso, tavoli di studio attrezzati, buona luce e silenzio, personale cortese e disponibile: Federico Zeri non poteva fare scelta migliore nella destinazione della sua biblioteca. Ho lavorato molto bene, ci tornerò. Sorpreso dall’aria, dalla luce, dalla forma e dal colore delle case di via Fondazza, che Morandi ha interpretato nelle sue stupende vedute. Per visitare la casa che Morandi abitò bisogna prenotare, tel. 051 6496611. La prossima volta che verrò alla Fondazione Zeri visiterò anche la Casa di Morandi.
  

Raccolta delle noci ad Abbazia. L’orto ci regala buone verdure e una gran quantità di fagiolini.

La lettura delle lettere di Poussin è molto istruttiva. Seguiamo giorno dopo giorno il lavoro di un artista negli aspetti più pratici, commissioni, compensi, relazioni, tempi di esecuzione, difficoltà materiali, spedizioni, cornici, pigmenti, pennelli ecc. Poi, quasi all’improvviso, Poussin lascia cadere dalla penna un pensiero, un’idea, che ha quasi il sapore di un aforismo in cui condensa il suo pensiero sulla vita e sull’arte. Nella lettera del 20 febbraio 1639 a Monsieur de Noyiers scrive di «fare professione di cose mute, choses muettes». Pittura come arte del silenzio? Stesse parole nella poesia Elévation di Baudelaire: “E ogni mattina, come le allodole, s’alza / nei pensieri liberamente al cielo / e si libra alto sulla vita, e non fa fatica a intendere i fiori e le altre cose mute, choses muettes” (I fiori del male, in Opere, I Meridiani, 2001, pp. 31-32).

Oggi 23 settembre alla Biblioteca d’Arte del Castello Sforzesco a Milano, per gli ultimi aggiustamenti bibliografici al Poussin. Qualificata dotazione libraria, ambiente delizioso, buona luce, sedie comode, si lavora bene.

Ho ricevuto per posta l’invito a partecipare alla inaugurazione della mostra di Giovanni Battista Moroni alla Royal Academy of Arts di Londra, che si terrà il 21 ottobre. Il curatore Simone Facchinetti si è ricordato di me. Ma ho già prenotato aereo e albergo per Londra dal 4 all’8 di novembre, impossibile salire anche il 21 ottobre.

Ho pubblicato oggi 24 settembre sul mio sito la ricerca su Poussin paesaggista. Mi pare di aver fatto un buon lavoro, anche se non è propriamente un saggio storico-critico come si è abituati a leggere. Nello scrivere di Poussin e del testo che Charles Clément ha dedicato ai paesaggi del pittore francese intreccio autobiografia ed erudizione. Non voglio tenere separata la ricerca dalle sensazioni ed esperienze che l’hanno generata e motivata. Ricerca e vita sono per me una sola cosa.

Iniziata la stagione concertistica della Sala Greppi. Ieri sera, 25 settembre, ascoltata con grande trasporto la Sonata per pianoforte n. 21, op. 53 (Aurora) di Beethoven, eseguita da Christian Lotta.

Discorso di Pierre Rosenberg all’Insitut de France: Pierre Poussin et la nature:
http://seance-cinq-academies-2011.institut-de-france.fr/discours/2006/rosenberg.pdf

Terminata questa mattina, 29 settembre, la lettura de’ L’idiota di Dostoevskij. Romanzo difficile. Lo stavo per abbanonare, poi le prime pagine della Parte Quarta, nelle quali l’autore lascia la narrazione per spiegare i modi della rappresentazione artistica dei tipi particolari e delle persone ordinarie e comuni, mi hanno offerto la chiave per capire il romanzo. La Parte Quarta, che è l’ultima, è la più bella, la più intensa. Ora che la lettura è terminata, e che mi pare di avere capito il romanzo proprio con la lettura, sicuramente più attenta, dell’ultima parte, mi prende voglia di rileggere da capo tutto il libro.

Ultimi ritocchi al programma della cerimonia di consegna del Premio Internazionale Giacomo Quarenghi 2014 ad Anna Maria Matteucci, storica dell’arte, che si terrà sabato 25 ottobre nella Sala Consiliare di Palazzo Frizzoni a Bergamo.