17 marzo 2014: “Le uova fatali” di Bulgakov

Ogni mattina, verso le nove, il primario di Chirurgia Prima, dott. Ansaloni, bolognese, passa in corsia per la visita di rito ai degenti, accompagnato da colleghi e infermieri. Qualche giorno fa, incuriosito dai libri che tengo sul comodino, mi dicono sia un lettore accanito, scorsi i titoli, sorpreso e perplesso mi fa:
– Lei ha letto Maestro e Margherita di Bulgakov? –
– Sì, l’ho letto –
– E Cuore di cane? –
– Anche questo –
Uova fatali? –
– No, questo non l’ho letto –
– Legga Uova fatali
Siccome è buona norma obbedire sempre ai medici, a maggior ragione, ho pensato, si deve obbedire a un chirurgo sotto le cui mani si finirà tra pochi giorni in sala operatoria. Ho pregato Liliana di cercare per le librerie di Bergamo Uova fatali di Bulgakov, che fortunatamente ha trovato per tre euro al Libraccio.
Romanzo breve, bellissimo, di vigoroso contenuto morale. Ma non lo consiglio di leggere in un ospedale, e alla vigilia di un’operazione. Il dott. Ansaloni avrà avute comunque le sue buone ragioni, pensando: – A questo che legge le Confessioni di s. Agostino diamo qualcosa di più forte -.

Il prof. Persikov, carattere scontroso e solitario, è il direttore dell’Istituto di Zoologia di Mosca. Rigoroso e metodico, ha fatto della ricerca scientifica l’unico scopo della sua vita. Lavorano con lui Pankrat, guardiano zoologico, e il prof. Ivanov, docente universitario.
Il 16 aprile 1928 il professore, lasciate per un’ora e mezza, per pura casualità, delle amebe esposte all’azione di un raggio luminoso prodotto dall’energia elettrica del microscopio, si accorge, meravigliatissimo, che le amebe proliferano ad una velocità fulminea e che le nuove nate divorano quelle deboli sviluppandosi in modo rapidissimo. Informa dello straordinario fenomeno Ivanov, che provvede a costruire con lenti apparecchi che emettono raggi più grandi e intensi. I due scienziati, con lo scopo di trovare una spiegazione del fenomeno, conducono esperimenti positivi su uova di rana. La notizia si diffonde al di fuori dell’Istituto e un giornalista, Bronskij,  che fiuta lo scoop, ne amplifica la portata, parlando di scoperta del “raggio della vita”. Spie d’altri paesi, personaggi ambigui, funzionari circuiscono il prof Persikov per avere informazioni.
Intanto a Steklovsk si verifica una moria di galline. Da lì la peste delle galline dilaga in ogni regione, per cui le autorità sono costrette a vietare il consumo di galline e di uova. La peste è micidiale: in tutta la Russia, nel volgere di poche settimane, non c’è più una gallina.
Rokk, direttore del sovchoz Raggio Rosso, si reca dal prof. Persikov, munito di un documento rilasciato dalle autorità, per avere dal professore gli apparecchi di cui tanto si parla, che spera capaci di far nascere nuove galline da uova. Porta via tre apparecchi, nonostante le proteste del professore, per il quale servirebbero nuovi esperimenti e più approfondite indagini.
A Koncovka, nel governatorato di Smolensk, nel sovchoz di Rokk arrivano dalla Germania tre casse di uova, che vengono messe sotto il raggio degli apparecchi. Dopo pochi giorni si diffonde nell’ambiente circostante una strana inquietudine percepita dai cani, dagli uccelli e dalle rane. Mentre Rokk è diretto allo stagno per un bagno, gli compare davanti nell’erba un enorme rettile. Come la moglie si avvicina, il serpente subito la sbrana. Fuggito terrorizzato, Rokk informa la polizia dell’accaduto. Due agenti armati si recano nel sovchoz, non trovandovi anima viva. La serra dove erano state messe le uova a schiudersi sotto il “raggio della vita” pullula di smisurati serpenti che attaccano e divorano i due agenti.
Dalla Germania invece di uova di gallina erano state inviate a Konchovka, per sbaglio, uova di anaconda. Dal governatorato di Smolensk la popolazione in preda al panico fugge verso Mosca, dove viene dichiarato lo stato di guerra. L’esercito affronta col gas le bestie che si riproducono velocemente. Si bombardano le enormi uova, ma non si riesce a fermare l’invasione dei mostri. La folla inferocita assale e distrugge l’Istituto di Zoologia e massacra il prof. Persikov, Pankrat e Mar’ja Stepanova, la domestica di Persikov.
Solo un’ondata di gelo improvviso e inaudito, -18° tra il 19 e il 20 agosto 1928, ferma i rettili schifosi, ridotti sul terreno a putridume.

Finito di leggere il romanzo, mi è venuta spontanea questa domanda: – Che cosa genera mostri? -. Mi pare di cogliere, ponendomi tale domanda, una possibile chiave di lettura del testo, fra altre altrettanto legittime. Ripercorrendo le vicende narrate, meditando gli atti, i comportamenti e i caratteri dei personaggi, mi convinco che generano mostri: l’ambizione smodata non regolata dalla ragione, l’ignoranza presuntuosa, l’informazione falsata, l’apparato sordo alle istanze della vita reale, l’imperizia e la negligenza, anche la casualità.
Lo scienziato, il prof. Persikov, è il meno responsabile della catastrofe avvenuta. Tuttavia è quello che paga per tutti, vittima sacrificale della bestiale ferocia popolare.