14 marzo 2014: Il signor Paleni, narratore

Con me, nella stanza d’ospedale, è il signor Paleni di Cenate Sopra, un arzillo ottantenne, tutto nervi, vigore e passione. Se non fosse, come dice lui, che ogni volta che mette piede in ospedale gli tagliano un pezzo di budello, sarebbe l’uomo più sano e integro della terra.
Il signor Paleni parla la schietta lingua bergamasca con tale esattezza di vocaboli, espressione e intonazione di voce che io sto ad ascoltarlo incantato, quasi commosso. E lui è felice di raccontare.
Anche di notte, tutti e due dormiamo poco, sentendolo sveglio gli faccio, naturalmente in bergamasco – signor Paleni, e quando le mucche vi scappavano al di là del colle di Misma e venivano giù nei nostri boschi di Abbazia, come finiva? -. Abbazia è il villaggio dove sono nato e son cresciuto da bambino. Cenate Sopra ed Abbazia si trovano ai piedi degli opposti versanti del Misma, a sud Cenate Sopra, a nord Abbazia. La vicinanza dei due paesi, la conoscenza degli stessi luoghi hanno stabilito subito una cordiale intesa tra noi due, che in una stanza d’ospedale è motivo di qualche sollievo.
Il signor Paleni mi narra di quando ragazzo portava al pascolo le mucche sui prati di Misma; di quando con lo zio faceva la grappa d’uva o di ciliegie, di notte, nascosti, l’alambicco fuori paese, e di come riuscissero a sfuggire alle retate dei finanzieri; di quando era soldato a Vipiteno e dei scialli di lana che confezionava in caserma e poi vendeva alle donne altoatesine, ne portò uno a casa anche alla morosa; di quando dopo essersi sposato andò in Svizzera a lavorare come muratore, senza permesso, e all’arrivo dei poliziotti il padrone lo mandava a nascondersi; di quando lavorava sui cantieri nel Milanese e doveva alzarsi ogni mattina alle quattro; di come si costruì la casa con le sue mani, della morte per tumore della figlia ancora giovane, della adorata nipote, dell’orto e della poca uva che coltiva, di come si cucina la gallina ripiena e della salvia che va messa in ogni condimento.
Il signor Paleni narra con gusto, con giusto ritmo, con pause sapienti, la voce ha un timbro gradevole. Abbellisce il suo narrare di vezzeggiativi, motti di spirito, sentenze popolari di pratica saggezza, intraducibili nella lingua italiana. Anche gli avvenimenti più semplici prendono l’aspetto di solenne bellezza.
Per l’irresistibile forza di persuasione implicita nella sua capacità espressiva, evocativa, suscitatrice di emozioni e di sentimenti in chi ascolta, il signor Paleni, quando narra, finisce per conferire alla lingua bergamasca forma letteraria, senza volerlo, per immediata e naturale spontaneità. Ho letto testi di poesia e di prosa in bergamasco; ma mai come in questi giorni, sentendo il signor Paleni narrare, mi convinco delle qualità letterarie della lingua della mia terra, che ora sempre meno persone parlano; e chi la parla non la conosce e non la sa dire così bene, letterariamente, come il signor Paleni e forse qualche altro anziano che vive su nelle Valli.