26 ottobre 2014: “Una nota nell’anima, una dolcezza”

Knut Hamsun, Il risveglio della terra, p. 737, Utet 1968 (prima edizione orig. 1917): “Swert passeggia una sera in riva al fiume. Improvvisamente si ferma. Due anitre posano sull’acque, maschio e femmina, e l’hanno scorto. La presenza dell’uomo le inquieta. Una di esse dice qualche cosa: un canto breve, una melodia in tre note. L’altra risponde nello stesso linguaggio. Allora entrambe s’innalzano, turbinano come due piccole ruote, e vanno a posarsi a un tiro di sasso. Una dice ancora qualcosa, e l’altra risponde: è la stessa frase della prima volta, ma sonante di una nuova allegrezza, due ottave sopra! Siwert è lì e guarda i due uccelli, guarda più in là, sperduto nel proprio sogno. Nella sua anima è entrata una nota, una dolcezza, e ha ridestato il ricordo sottile e delicato di qualcosa di selvaggio e delizioso a un tempo, di qualcosa che egli ha conosciuto e goduto in un’altra vita, ma che ora è cancellato nella sua memoria d’uomo. Ritorna silenziosamente sui suoi passi, non dice nulla a nessuno: son cose che non si possono esprimere col linguaggio della terra.
Ed era Siwert di Sellanraa, un giovane in tutto simile a tanti altri, che, passeggiando una sera, aveva provato questo!”.
Protagonista principale del bel romanzo Il risveglio della natura, che valse all’autore norvegese il Premio Nobel nel 1920, è il padre di Siwert, Isak, viva e artisticamente riuscita raffigurazione plastica di quella professione di fede nell’incontro delle virtù umane con le intime forze della natura che è il tema più ricorrente nella poetica e nella narrativa di Hamsun. Ma il personaggio in apparenza più in ombra, il più discreto, umile e buono di tutto il romanzo, Siwert, è anche quello, non ho dubbi, più amato da Hamsun, e che, anch’io lettore, giunto alla fine del romanzo, sento di amare di più; come amerò sempre la madre di Siwert, l’indimenticabile Inger, mescolanza di gioia e tristezza, volontà e rassegnazione, realtà e sogno, dovere e desiderio.
Per quali misteriose vie psicologiche e immaginative certi personaggi della letteratura entrano così prepotentemente e amabilmente dentro di noi da parerci in tutto persone vive, reali, soprattutto amiche?