7 luglio 2013: Itinerari per Bergamo in Età moderna

L’8 settembre dello scorso anno 2012 ho tenuto a Porretta Terme, nell’ambito dell’annuale convegno TraMontani che aveva per tema Passi e crinali di montagna, una relazione sull’opera di Guglielmo Grataroli edita a Basilea nel 1561, De regimine iter agentium, una guida per viaggiatori, a piedi o a cavallo, organica e completa delle necessarie informazioni, accompagnata dalla descrizione di quaranta itinerari lungo le principali città europee. Su questo sito ho pubblicato l’intera relazione che ha per titolo:  Come viaggiare e rimanere sani, quali itinerari percorrere per passare le Alpi e l’Appennino: la guida del medico bergamasco Guglielmo Grataroli, pubblicata a Basilea nel 1561.
In quella relazione, venuto a illustrare gli itinerari proposti da Grataroli, notavo, con una certa sorpresa, che il medico bergamasco non aveva incluso in alcun itinerario Bergamo, sua città natale, nella quale aveva tenuto un ruolo di prestigio come Priore del Collegio dei medici: città che, per storia, posizione geografica, numero di abitanti, e per essere sede di un’importante fiera annuale che si teneva in agosto in occasione della festa patronale di s. Alessandro, era sicuramente in quell’età tra le più frequentate dell’Italia settentrionale. È molto probabile che Grataroli, costretto nel1550 a lasciare Bergamo, dove era inquisito per eresia, e a rifugiarsi a Tirano per poi stabilirsi definitivamente a Basilea, deciso, e lo possiamo capire, a rompere del tutto i legami con la città d’origine, non abbia voluto tenerla in considerazione nemmeno come sede di tappa di uno dei suoi molti itinerari.
Nella Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, istituto le cui ricche e varie collezioni riservano sempre ai suoi frequentatori gradite sorprese, si conservano alcuni documenti che possono servire a colmare, almeno in parte, la lacuna di Grataroli. Ci forniscono infatti indizi utili a ricostruire gli itinerari percorsi alla fine del Cinquecento per raggiungere Bergamo. Mi ero imbattuto in questi documenti già dai primi tempi in cui lavoravo alla Biblioteca Mai, parlo degli anni Ottanta dello scorso secolo. Le ricerche condotte sul testo di Guglielmo Grataroli sono state l’occasione per riprenderli in mano, dedicandovi la dovuta attenzione.
I documenti, uniti in un volume negli anni Sessanta/Settanta dello scorso secolo, sono conservati sotto la segnatura Specola Doc. 677. All’interno del piatto anteriore è applicata un’etichetta con titolo recente dattiloscritto: Fedi di sanità dell’epoca della peste del 1599. Sono documenti che venivano emessi dalle autorità sanitarie per certificare che la località donde partiva una determinata persona, il più delle volte si trattava di un mercante con le sue merci, era libera d’ogni sospetto di peste. Queste «fedi» o patenti o salvacondotti di sanità dovevano essere esibiti, per la loro vidimazione, ai vari «passi» di guardia che la persona incontrava lungo il tragitto che doveva compiere per raggiungere Bergamo. I «passi» di guardia, lungo le principali vie di comunicazione, erano ubicati in corrispondenza di confini giurisdizionali, signorili, comunali, valligiani, in prossimità di porti e di ponti per i quali il viaggiatore era obbligato a transitare e che spesso coincidevano con postazioni daziarie.
Le «fedi», anche se non tutte, riportano la sottoscrizione, con la data, delle guardie sanitarie incaricate di vigilare ai «passi», solitamente preceduta dalla formula «vista a», seguita dal nome della località.  È dunque sulla scorta di questi passaggi registrati dalle guardie sanitarie che possiamo stabilire quale può essere stato l’itinerario seguito dal viaggiatore per raggiungere Bergamo. Il dato di cui disponiamo è tuttavia solo quello relativo alle località di transito dove era ubicato il «passo», località che potevano essere anche molto distanti tra loro, per cui è impossibile determinare con precisione sulla base dei dati offerti dalle «fedi» la strada percorsa dal viaggiatore. Le località di «passo» indicate sulle «fedi» sono comunque un indizio utile per ipotizzare con sufficiente sicurezza il possibile itinerario. Per una individuazione della strada percorsa dal viaggiatore (itinerario e strada non sono nozioni coincidenti), i dati forniti dalle «fedi» andranno comparati e integrati con altri dati: della cartografia, dell’archeologia viaria, della memorialistica odeporica, della guidistica postale, della normativa statutaria di singoli enti territoriali.

Tra circa un mese pubblicherò sul sito i risultati delle ricerche che sto conducendo in queste settimane sulle «fedi» contenute nel volume Specola Doc. 677.