13 ottobre 2013: Giacomo Quarenghi nella Biblioteca Civica di Bergamo

In queste settimane lavoro in Biblioteca Mai con l’amico Piervaleriano Angelini, presidente di Osservatorio Quarenghi ( http://www.osservatorioquarenghi.org/) alla ricognizione puntuale dei materiali di Giacomo Quarenghi (1744-1817), attivo a San Pietroburgo  dal 1779 sino alla morte. La Biblioteca conserva la più ricca e qualificata documentazione al mondo del celebre architetto bergamasco, formata da disegni d’architettura, progetti, vedute, capricci, lettere, manoscritti, opere a stampa, cimeli, fotografie di edifici e di disegni, pannelli di mostre.
Questi materiali sono oggi conservati sotto diverse segnature, distribuiti in diversi locali di deposito, corredati di schede di catalogo redatte in epoche diverse. Tutto questo non facilita la conoscenza e il reperimento immediato dei materiali. La ricognizione che stiamo operando ha l’obiettivo di dotare la Biblioteca di uno strumento aggiornato, completo nei dati, strutturato per tipologie, facile da consultare sia per lo studioso sia per il personale della Biblioteca.
Nel condurre questo lavoro, applico lo stesso metodo di indagine sperimentato nel 2002, quando ho ricostruito i tempi e i modi della formazione in Biblioteca della raccolta di edizioni del dizionario latino di Ambrogio Calepio, noto come Calepino. Si può leggere in questo sito, nella sezione Storia locale, il saggio che allora pubblicai sulla rivista «Bergomum. Bollettino della Civica Biblioteca Angelo Mai».
Il metodo di indagine, che raccomando a quanti compiono analoghi lavori su raccolte storiche di biblioteche di conservazione, non mira soltanto a fornire una precisa e completa elencazione dei materiali costituenti una raccolta, bensì a dare conto del complesso di ragioni, di vicende, di interessi culturali, di strategie biblioteconomiche che hanno presieduto alla formazione, all’ordinamento, alla collocazione, alla catalogazione e alla valorizzazione della raccolta. Ci si fonda su questa ipotesi di lavoro, che va poi verificata, con l’indagine, caso per caso:  il lavoro compiuto all’interno di una biblioteca a riguardo di una raccolta, sia essa documentaria o libraria, è già un importante momento della critica e della fortuna del soggetto/oggetto della raccolta, momento condizionato da vari fattori: dalla cultura e dagli interessi dei bibliotecari conservatori e catalogatori; dalle attese del mondo culturale e sociale che gravita intorno alla biblioteca; dalle sollecitazioni che vengono da studiosi della materia sotto forma di consigli, lettere, pubblicazioni; dalla crescita e dallo sviluppo della raccolta a seguito di nuove donazioni e acquisizioni. In altre parole: quanto avviene all’interno di una biblioteca circa le modalità di gestione, di amministrazione e di valorizzazione di una raccolta è fondamentale fonte di conoscenza della percezione, nel tempo, del valore storico del contenuto della raccolta.

Quali gli elementi (fonti) che serve conoscere, ordinare, valutare nel condurre con profitto e con metodo l’ analisi biblioteconomica della raccolta?

1. Le schede di catalogazione pertinenti in qualche modo alla raccolta, dalle più antiche alle più recenti. L’analisi del formato della scheda, dell’autografia, di tutte le annotazioni che vi sono scritte, della segnatura, anche delle correzioni, aggiornamenti, cassature, ci deve portare a:

a) determinare quando le schede sono state redatte e da chi; spesso, in mancanza d’altra documentazione, è solo la conoscenza dell’autografia dei bibliotecari/catalogatori che si sono succeduti nel tempo a indicarci quando certi materiali sono pervenuti in Biblioteca;

b) conoscere, mediante un attento studio delle segnature, i vari spostamenti che la raccolta ha subito all’interno della Biblioteca, raggruppamenti/separazioni/nuove aggregazioni, cercando di scoprire le motivazioni di ogni ricollocazione o riordinamento.

2. Memorie scritte o, meglio ancora, grafiche (disegni, planimetrie, fotografie) dei vecchi depositi della Biblioteca, utilissime per stabilire corrispondenze tra vecchie segnature e caratteristiche di antiche scaffalature e di vecchi locali di deposito.

3. L’archivio della Biblioteca: oltre alla corrispondenza della direzione, vi sono spesso le relazioni annuali dei bibliotecari, le lettere dei donatori, i progetti di ordinamento delle raccolte, l’annotazione di spese sostenute per scaffalature, apertura di nuovi depositi ecc.

4. Mezzi adottati dai bibliotecari, nel corso del tempo, per informare il pubblico sui contenuti e sul valore della raccolta: interventi sulla stampa locale, pubblicazioni, cataloghi, avvisi, manifesti, esposizioni.

5. Documentazione riguardante le prime consultazioni della raccolta (da parte di chi? Quando? Per quali scopi? Con quali esiti?), che in molti casi hanno inciso sulla presa di coscienza all’interno della biblioteca del valore culturale della raccolta, determinando le scelte biblioteconomiche.

Quanto qui sommariamente detto può trovare applicazione solo nelle biblioteche storiche nelle quali sono accuratamente conservati l’archivio, la corrispondenza della direzione, le lettere dei donatori, i progetti di ordinamento delle raccolte, i vecchi cataloghi, sia quelli su registro sia quelli su schede, oggi a rischio di soppressione dopo l’introduzione delle nuove tecniche informatiche, i registri delle acquisizioni librarie a partire dai più antichi, la memoria della struttura e della organizzazione dei vecchi locali di deposito, specie dove sono stati sostituiti con nuove costruzioni.